Edito da Solferino, dal 15 novembre in vendita nelle librerie e negli store digitali.
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20 settembre 2018
I due mesi che i pittori Vincent van Gogh e Paul Gauguin vissero insieme nella Casa Gialla ad Arles, dal 23 ottobre al 23 dicembre 1888, restano tra i momenti più intensi e decisivi dell’intera storia dell’arte. Intensi e talvolta anche drammatici, per l’esito conclusivo della fuga di Gauguin verso Parigi in seguito al taglio dell’orecchio da parte di Vincent. Era la notte che precedeva la notte di Natale.
Marco Goldin, che da anni studia l’opera di entrambi avendovi tra l’altro dedicato alcune esposizioni di grande successo, fa diventare quei sessanta giorni, nel suo modo caratteristico di procedere pieno di luci e immagini, un vero e proprio romanzo. Un racconto poggiato sui fatti realmente accaduti, grazie allo studio delle fonti e dei giornali dell’epoca. E poi delle lettere che i due si scambiarono, tra la Bretagna e la Provenza, prima del loro incontro, e su quelle che da Arles inviarono a Theo van Gogh, a Emile Bernard e a Schuffenecker. E naturalmente sulla visione delle decine di quadri che i due artisti, molto più Van Gogh che Gauguin, dipinsero nelle settimane passate ad Arles, tra il lavoro en plein air nei campi e lungo i canali e quello nel piccolo studio, al piano terra della casa in place Lamartine.
Con una scrittura evocativa, in grado di suscitare continue accensioni e colori, Goldin ci accompagna per mano non solo nei luoghi provenzali. Fa infatti precedere il lungo capitolo centrale del libro, intitolato proprio “La Casa Gialla”, da altri capitoli più brevi, nei quali racconta il viaggio di Gauguin in Martinica del 1887, l’incontro tra Van Gogh e Gauguin nell’inverno di quello stesso anno a Parigi e poi la sofferta preparazione della convivenza tra i due, con l’attesa di Vincent ad Arles e le incertezze di Paul a Pont-Aven. Fino al suo arrivo, all’alba del 23 ottobre 1888.
Il racconto prosegue anche dopo la decisione di Gauguin di rientrare nella capitale, per cui l’azione narrativa ci lascia per poco ancora ad Arles. Seguiamo così gli ultimi, difficili mesi di Van Gogh in città, tra crisi ripetute e sequestro della Casa Gialla da parte della polizia, fino alla decisione di farsi ricoverare nella casa di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole, a Saint-Rémy.
Tra notti stellate e uliveti, cipressi e campi di grano, tra sentieri e le piccole montagne tanto amate delle Alpilles, il paesaggio mai come in quel momento è in primo piano, con una narrazione che unisce la conoscenza precisa dei luoghi alla poesia. Nella costante attenzione alla resa delle profonde motivazioni interiori del personaggio. Prima che siano le settimane finali della vita di Vincent a Auvers-sur-Oise, in quella sorta di sacrificio che il romanzo di Goldin evocherà.
Contemporaneamente, sono gli altrettanto splendidi paesaggi di Bretagna, tra Pont-Aven e Le Pouldu, accompagnati dai suoi quadri forse più maturi, a fare da sfondo ai poco più di due anni che porteranno Gauguin a salpare dal porto di Marsiglia, sulla nave Océanien, per Tahiti. Era il primo giorno di aprile del 1891 e un pittore andava incontro al suo destino. Su questa immagine di luce e di vento, di un uomo che si allontana dall’odiata civiltà per andare incontro all’ignoto, si chiude il libro.