Confini da Monet a Hopper

Canto con variazioni

Passariano di Codroipo (UD), Villa Manin, Esedra di Levante
11 Ottobre 2025 - 12 Aprile 2026

Figure che guardano

Con una trentina di opere, la problematicità dei confini dipinti raggiunge un suo acme per nulla secondario, anzi vitale, nella rappresentazione del volto, e anche del proprio volto. È l’idea dell’anima di cui parlavo all’inizio. Emily Dickinson ne traccia una sintesi come sempre folgorante:

C’è una solitudine dello spazio
una solitudine del mare
una solitudine della morte, ma queste
sono socievoli in confronto
a quel luogo più profondo
quella segretezza polare
a cui l’anima introduce se stessa - finita infinità.

Figure che guardano


Ma non è solo il volto, e un certo modo di dipingerlo, che la mostra vuole considerare come segno di un confine. C’è tutta un’area del percorso espositivo, e a buona ragione possiamo definirla post-romantica, che tocca uno dei punti di snodo del concetto di confine. Si tratte di figure che da un loro punto nel mondo guardano alla ricerca di quel confine. Sono riguardanti, volontari o involontari, e sempre si confrontano con l’infinito dello spazio, che poi si rovescia in loro.

Winslow Homer, Il vento occidentale, 1891
Andover, Addison Gallery of American Art

Ancora una volta in America questo appare chiarissimo, è anzi una necessità degli artisti dipingere una simile condizione. Per cui si vedranno in mostra figure che guardano lontano dipinte ancora dai pittori ottocenteschi della Hudson River School come Church, Asher B. Durand e John Frederick Kensett, fino alla trasformazione che incredibilmente avviene in Homer, in uno dei quadri di maggiore forza e suggestione dell’intera esposizione. Che sarà affiancato, per stare al nostro ormai abituale raffronto, da uno dei capi d’opera, in Europa, di Arnold Böcklin.
E poi da Edvard Munch.

Andrew Wyeth, Vento d'aprile, 1952
Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art

Quel che è certo è che il Novecento americano offre, sul tema delle figure di fronte allo spazio del mondo, alcune tra le prove più alte di tutto il secolo, e di questo farà esperienza il visitatore con i quadri di Hopper, di Richard Diebenkorn e Andrew Wyeth. Ammalianti suggestioni di carne e spirito, anche con autori come Diebenkorn e Wyeth tanto centrali nella vicenda artistica del XX secolo ma meno noti al pubblico largo.